Arte Furti e Tormenti
 
 
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Arte Furti e Tormenti

 

 

di Duccio Castelli

 

 

A fine decennio dei '50, si faceva strada nel mondo del Jazz il fenomeno del Free. Radicato nell'humus buono della musica americana, la "nuova cosa" era frutto di un sentire tipico dell'epoca, che si manifestava anche nella pittura, nella letteratura e nel cinema.
Era come una catarsi che si scrollava di dosso gli incubi dei tempi che avevano accompagnato recentemente l'umanità e di cui gli artisti erano interpreti.
Bene e giusto.
Da allora però iniziò intorno al Jazz una graduale e implacabile appropriazione indebita dello stesso termine da parte di altri, ritrovandosi suo malgrado ad essere utilizzato via via per musiche che nulla avevano a che vedere con la "nostra" musica. E' un caso di furto di parola (forse avremmo dovuto depositarne il marchio...), così come altre parole hanno malamente assunto oggi diverso significato da quello corretto (un "balordo" ora è un delinquente, ieri era un tipo anticonformista, scontroso e simpatico). Il problema è che la parola Jazz non serve più neanche a noi veri "Jazzi", perché la gente non capisce di cosa parliamo – e come spesso – non sa niente.
Infine, anche oggi stiamo assistendo a fenomeni simili, nelle altre arti: ieri mi hanno mostrato un quadro dipinto così bene che sembrava una fotografia. Questo nuovo pittore americano eccelso (Chuck Close) incredibilmente, vende a cifre mostruose. Anzi, gli comprano, a cifre mostruose.
Ma la cosa più squallida è però il fatto che si parli di arte, termine che nuovamente viene così scippato dal suo profondo e unico significato. Infatti un pittore che sa rifare un oggetto come lo farebbe una macchina fotografica è un grandissimo tecnico; un modellista perfetto, un virtuoso fantastico, tutto ... tranne che un artista. In ultima analisi è una fotocopiatrice umana, infallibile.
Inutile (ma evidentemente doveroso) puntualizzare che l'artista deve essere dotato non solo di tecnica. – e neppure necessariamente eccelsa – ma senz'altro di estro, di fantasia e di un proprio messaggio implacabile da comunicare, di un mistero da dire.
Naturalmente ... a chi ha la radio accesa.

 
   
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