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JAZZ FAN, QUESTO SCONOSCIUTO



Di John Milner


Il rapido cambiamento dei costumi nel mondo occidentale e la necessità storica di sempre meglio definire la collocazione della musica afro-americana nella nostra cultura, porta giocoforza a indagare sugli strati di umanita’ che nel corso degli ultimi 70/80 anni hanno seguito, studiato, approfondito e goduto ( perche’ questa è un verbo chiave ) di un genere artistico che non finisce mai di mostrarci le sue facce, che nei fatti sembrano essere infinite e spesso non prive di mistero.
A differenza di altri generi musicali il jazz ha come caratteristica di folgorare, improvvisamente e spesso inaspettatamente, colpendo in modo violento chi ha la sorte di incrociarlo nei tanti modi possibili dalla sua nascita. Inevitabile quindi un sentimento intenso, che non si estrinseca solo con l’ascolto, ma con il desiderio di conoscenza profonda degli ambienti in cui é nato e si é sviluppato, inscindibili dalla musica stessa. E questa e’ un’altra caratteristica peculiare della musica afro-americana, visto che difficilmente si e’ riscontrato in altre arti un interesse così forte per i loro contesti di formazione.
Ne consegue in modo naturale che il cultore del jazz e’ un individuo che, se possiede la sensibilità di ogni essere che abbraccia e apprezza l’arte, ha un rapporto più forte, piu’ frequente e ben definito con essa. Ma non e’ tutto, per quanto possa sembrare incredibile per chi e’ al di fuori, pur avendo dei tratti in comune con gli altri, ogni appassionato di questo genere é a se’ stante, ha la stessa forza nel sentire, ma avra’ sempre tendenze, sfumature, gusti jazzistici diversi. E’ anche cosi’ che il mondo del jazz rivela di essere un autentico caleidoscopio a differenza di altri mondi dell’arte.
Sono tuttavia proprio i tratti in comune che restano a fare la storia, a segnare un’epoca, lunga, fatta di pure passioni, delle interminabili file delle raccolte di vinili sulle scaffalature e delle immagini alle pareti o appoggiate sui mobili. In particolare queste sono come un marchio, un’insegna nel mondo degli amanti del jazz : i piccoli universi che sono i locali dove l’appassionato si immerge nei suoi ascolti, estraniandosi dal mondo esterno, sono invariabilmente caratterizzate da una iconografia che comprende sempre i giganti della musica afro-americana, in primo piano o in foto storiche in orchestra, le fotografie autografate che ricordano i concerti a cui si e’ presenziato, i memorabilia. Per chi e’ stato così’ fortunato da poterlo acquistare, spunta a volte un giradischi a tromba. Poi, come indispensabili elementi costruttivi, a tenere insieme il tutto, i libri, quelli che ogni appassionato ha letteralmente divorato per quella febbre di conoscenza che abbiamo visto essere inscindibile da questa musica. 
Si ringrazia Giuliano Canepari, modenese, per aver consentito di immortalare in queste immagini uno di questi mondi, il suo, dove ogni cultore della musica afro-americana si potrà specchiare.


 

 
 
   
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