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J.J. J O H N S O N

Il Blindfold Test

 



A cura di Ettore Ulivelli

 

 

Leonard Feather
Down Beat – gennaio 1964

 

 

​In questi ultimi anni, J.J.Johnson ha intrapreso una nuova carriera, quella di compositore/arrangiatore. Nel 1961 ha speso 6 mesi lavorando ad un materiale speciale per il Montreux Jazz Festival e in uno dei lavori ha eseguito “ Perceptions” con il featuring di Dizzy Gillespie, e' ampia evidenza che il tempo e' stato ben speso.

​“E' frustrante l'attivita' della composizione paragonata a quella del suonare” ha dichiarato recentemente, “in seguito sono stato in tournee con Miles Davis e per un anno e mezzo ho toccato a mala pena la penna perche' viaggiando riesce troppo difficile comporre.
​“ Dopo Miles, c'e' stato un periodo ad interim durante il quale ho scritto gli arrangiamenti per l'LP della Verve intitolato “J.J's Broadway”. Successivamente ho costituito il mio nuovo quartetto, con il quale sono stato molto impegnato. Comporre e' piu' impegnativo che suonare e quando sono impegnato a comporre un brano orchestrale sono totalmente assente, potrei conversare con te senza sentire cio' che stai dicendo”.
Per questo test, ho incluso brani interessanti dal punto di vista compositivo ed altri connessi con il trombone. Non gli e' stata fornita alcuna informazione circa i brani suonati.

I brani sottoposti:

1 - Gary McFarland: “Reflections in the Park” (dall'LP “The Gary McFarland Orchestra“) - Verve- ( Phil Woods, cl – Bill Evans, piano – McFarland, compositore.)

Non conosco questo brano. Dapprima mi e' sembrato simile alle presentazioni orchestrali del MJQ, ma piu' avanti ho capito che non lo era. E ancora, e' sembrato qualcosa di Jimmy Giuffre al clarinetto, una delle sue composizioni. Il piano era poco denso, sottile e angolare...ho pensato potesse essere John Lewis. Malgrado questo il gruppo non mi e' noto e non riesco ad identificare i brani, posso affermare di sentirlo ben coeso e il brano e l'interpretazione molto ben riusciti. Mi e' piaciuto – molto interessante. Tre stars.

2​ - Al Grey: “ Through for the Night” (dall'LP “ Night Song”) - Argo - ( Al Grey, trb. - Trummy Young, compositore).

Tutta questa performance trasmette un feeling buono e felice. Ho sentito il brano un milione di volte, anche se non recentemente. Lo si puo' definire uno di quei buoni vecchi brani, qualunque cosa sia. Il solista al trombone sembrava Al Grey. Lui e' uno tra i pochi musicisti che riescono a sortire quell'effetto naturale-sordina-e plunger e questo e' molto difficile da suonare. Non molti ci hanno provato e diversi, tra quelli che lo hanno fatto, non ci sono riusciti bene. Chiunque sia, ha suonato un gran bell' assolo con il plunger e a questo darei quattro stars. In effetti, tutta la registrazione aveva un feeling swingante, quindi direi quattro stars per tutta la performance.

3 ​- George Auld: “ You are my Lucky Star” ( dall'LP “ George Auld plays the Winners”) - Phillips ( Frank Rosolino, trb – Auld, tenor sax.)

Posso fare solo un commento su questo brano. L'unica cosa che mi e' veramente piaciuta e' stato l'assolo del trombonista che credo sia Frank Rosolino, che suona sempre molto bene.Sulla scorta di quel breve assolo, diciamo due stars e mezza. Il resto non e' mai decollato.

4​ - Modern Jazz Quartet e Orchestra: “ Around the Blues” (dall'LP omonimo) – Atlantic - ( John Lewis, piano – Milton Jackson, vibes – Percy Heath, bass – Connie
Kay, drs – Gunther Schuller, direttore – Andre' Hodeir, compositore.)

Era l'Orchestra U.S.A.? Sospetto lo sia o comunque un facsimile - il MJQ &co.
Devo quindi supporre che questo sia uno dei lavori piu' ambiziosi di John Lewis, ne ho percepito alcuni suoi tratti rivelatori. Alcune parti del background orchestrale sono riuscite cosi' bene che mi piacerebbe che Lewis componesse di piu' per l'orchestra. C'erano momenti in cui ti saresti aspettato un primo piano dell'orchestra nella partitura, ma non c'e' stato. Si e' trattato principalmente di accompagnamento orchestrale per tutto il brano e non mi quadra vedere un tale spiegamento strumentale solo per suonare sullo sfondo.
​Le dimensioni si sviluppano veramente su larga scala in una compagine di quella dimensione e scopo; ci sono cosi' tante cose che si possono fare che, semplicemente, non si sono fatte. E a completamento di quanto dico, so che Lewis e' capace di farle, ma che non le ha ha fatte.
Mi e' piaciuta la scrittura per gli archi, e' riuscita molto bene. Il brano, nell'insieme, mi ha emozionato essenzialmente per l'interpretazione di Milton Jackson che – beh, se non ti emoziona lui, vuol dire che non riesci ad emozionarti; rimani immobile!
​Credo di poter affermare che, per quanto concerne l'atmosfera e il senso di continuita', Jackson si e' portato quel brano sulle sue spalle. Ancora, vorrei sottolineare il fatto che John Lewis e' bravo e che vi sono flash di scrittura brillanti nell'accompagnamento orchestrale. Tutto cio' rende ancor piu' impellente il mio desiderio di vedere Lewis far parlare l'orchestra. Tre stars e mezza.

5​ - Curtis Fuller: “ In the wee small hours of the Morning” ( dall'LP “ Soul Trombone”) - (Impulse)- ( Fuller, trb.)

Wee Small Hours of the Morning… Quello e' Curtis Fuller, che e' progredito ad un passo piu' rapido​ di qualsiasi altro giovane trombonista qui intorno; e' venuto da lontano in un tempo molto breve anche se non penso che questo brano rappresenti uno dei suoi sforzi migliori visto che non sembra essere affatto decollato.
La stesso vale per Curtis che sembra essersi impantanato per tutto il tempo.
​Curtis ha fatto un sacco di registrazioni ultimamente, con i Jazz Messengers, etc. ed e' stato veramente impressionante in molte cose; questa non e' stata una di quelle sue impressionanti performance. Direi due stars e mezza.

 


 

 

 

 

 

 

 

 





 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
   
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