Nick La Rocca Story

 
 
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Nick La Rocca Story





di Lino Patruno

 


Per raccontare la storia di Nick La Rocca, il musicista che nel 1917 incise il primo disco della storia del Jazz, dobbiamo fare un salto indietro di alcuni decenni e iniziare il racconto parlando di suo padre Girolamo che nel 1868 partì da Salaparuta (Trapani) per il servizio militare e si ritrovò a suonare la tromba con i bersaglieri del Generale Lamarmora durante la Terza Guerra d’Indipendenza e fino al 1871, anno in cui fece ritorno a casa.
La famiglia La Rocca, come tante altre famiglie, in Sicilia si batteva per la rivendicazione degli usi civici. Per combattere questa battaglia il fratello maggiore Bartolomeo dovette vendere la poca terra rimasta. Girolamo aveva ripreso il suo mestiere di calzolaio che aveva lasciato due anni prima per il servizio militare ma quel che guadagnava non bastava per aiutare la famiglia. Dopo una ennesima riunione in casa si decise che i due fratelli più giovani cercassero fortuna altrove. Alcuni amici partiti per New Orleans negli Stati Uniti erano tornati dopo qualche anno con cospicue fortune.
Ricordiamo che allora New Orleans era diventata una colonia di siciliani soprattutto agricoltori a cui veniva regalata la terra purchè volessero coltivarla.
Gerolamo e Vito partirono per l'America mentre Bartolomeo e le sorelle restarono a Salaparuta per aiutare i vecchi genitori e per continuare la loro lotta contro i proprietari terrieri. I due fratelli, arrivati a New Orleans, con buona volontà e intraprendenza (e con l'aiuto dei "paesani") trovarono lavoro presso un negozio di scarpe in Magazine Street.
Girolamo ben presto divenne socio dell' anziano proprietario che morì in un incidente stradale senza lasciare eredi. Passarono gli anni, Girolamo nel frattempo si era sposato e aveva messo su famiglia ma mai si era dimenticato dei suoi cari in Sicilia che per corrispondenza lo avevano sempre tenuto al corrente soprattutto delle vicende riguardanti gli Usi Civici. La vittoria non era lontana e coincise con la nascita di Dominick (Nick), il quarto figlio di Girolamo. Era il 1889; Girolamo e Vito non sarebbero più tornati in Italia.


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Siamo a New Orleans nell'ultimo decennio dell'800 e il piccolo Nick crescendo mostrava un grande interesse per la musica; spesso i genitori lo trovavano come incantato osservare la tromba attaccata al muro, oggetto di vanto di papà Girolamo a cui non mancava l'occasione di raccontare agli amici di aver suonato quello strumento nei bersaglieri del Generale Lamarmora.
Girolamo era stato scritturato assieme ad alcuni amici a tenere una serie di "concertini" in un parco della città e alla domenica mattina trascinava con sè tutta la famiglia che, composta e con gli abiti della festa, era costretta a seguire con interesse le performances del capofamiglia; Nick al contrario degli altri fratelli, tutti più grandi di lui, era veramente interessato a tutto quello che succedeva su quel palco e seguiva con interesse quei motivi per lo più tratti da opere.
Un giorno il padre tornando a casa dalla sua bottega di calzolaio lo sorprese a soffiare dentro la sua tromba; gli tolse lo strumento dalle mani e lo rimproverò aspramente vietandogli di farlo ancora. "La musica è una bella cosa ma non ti dà da mangiare..." replicò, "...Io voglio che tu da grande diventi dottore!"
L'episodio non rimase isolato, si ripetè e una sera, fuori di sè per la rabbia, papà Girolamo spaccò lo strumento suscitando le lacrime e la disperazione del figlioletto. Il piccolo Nick con l'aiuto del padre di un amico che aggiustava strumenti riuscì a farsi riparare la cornetta e la riportò a casa nascondendola agli occhi del padre.
Per non essere scoperto si rinchiudeva spesso in qualche locale abbandonato alla periferia per eseguire i suoi esercizi. Aveva ascoltato un gruppo di ragazzi neri suonare per le strade ed era rimasto affascinato da quella musica così diversa da quella che era solito ascoltare alla domenica mattina.
Un giorno si rifugiò in un gabinetto di un cortile di un isolato vicino a casa sua; cominciò a soffiare nella sua cornetta provocando le proteste dei vicini che cominciarono a bussare alla porta e a imprecare contro il piccolo disturbatore. Non essendo riusciti nel loro intento, furono costretti a stanarlo facendo passare da una piccola finestrella in alto un tubo di gomma e inondando di acqua il piccolo disturbatore.
Col passar degli anni era diventato molto intraprendente e a 17 anni non c'era matrimonio o battesimo nel suo quartiere che non si valesse delle sue prestazioni musicali.
Continuava a cambiare i suoi musicisti alla ricerca di qualcosa che non riusciva ancora a mettere a fuoco, finchè un giorno si accorse che bastava ridurre l'organico di una brass band per ottenere dei suoni più agili e meno impegnativi.
Con il suo nuovo gruppo venne scritturato per reclamizzare un incontro di boxe fra un pugile locale e un campione di New York. Il lancio dell'incontro avvenne su un carro tirato da cavalli per le strade di New Orleans. Fra i presenti c'era un certo Harry H. James gestore di un locale di Chicago che invitò il gruppo a esibirsi nella sua città e lo battezzo' "Original Dixieland Jass Band". Da Chicago a New York il passo fu breve ed ecco i nostri amici in un locale di Manhattan gestito da italo-americani di dubbia reputazione.
E durante una di quelle serate un signore prende in disparte Nick e gli offre la possibilità di incidere un disco. Siamo nel 1917 e quel disco fu il
primo disco inciso della storia del jazz.
Il successo fu immediato. In men che non si dica la band vendette un milione di dischi, tra l'altro reclamizzati con manifesti affissi in tutta New York.
Se non che avvenne qualcosa di insolito che avrebbe avuto un incredibile risvolto nella storia del jazz. I passanti a New York si divertivano a stracciare dai manifesti la "J" della parola "Jass" in modo che si leggesse "ass" che vuol dire volgarmente "sedere". Per cui si poteva leggere "Original Dixieland Ass Band" che tradotto sarebbe come dire "la band del
sedere Original Dixieland". I dirigenti della casa discografica non sopportarono questo stupido scherzo che ridicolizzava il loro lavoro e decisero di cambiare quella parola che in fondo non voleva dire niente e che era un termine in "slang" usato soltanto in Louisiana. Dopo un primo tentativo apparso tra l'altro su un giornale di cambiare quel termine in "Jasz", decisero che era molto meglio sostituirlo definitivamente con "Jazz" che non voleva dir nulla ma che almeno serviva a non ridicolizzare il nome della band e la compagnia discografica.
Sembra strano ma è questa la vera origine della parola "Jazz". Questa versione dei fatti mi è stata raccontata da Jim La Rocca, figlio di Nick e quindi si è finalmente compreso come mai nei primi dischi pubblicati l’orchestra riportava il termine “jass” sostituito dopo qualche mese dal termine “jazz”.
I successi della band si susseguirono uno dopo l'altro, però fra Nick e i componenti della band non correva buon sangue e molto spesso i locali erano teatro di risse furibonde. Neanche l'invito alla corte d'Inghilterra di fronte al re riuscì a placare i loro animi.
Di ritorno a New York il gruppo si sciolse al culmine del suo successo e dopo qualche tempo Nick iniziò un’altra attività lavorativa legata all’edilizia.
Trascorsero gli anni e nel 1936 i musicisti della band si rimisero assieme, tornando ad esibirsi nei locali e a incidere dischi. Ma nel 1938 la band per le continue liti si sciolse questa volta per sempre.
Quello stesso anno Nick, allora cinquantenne (era rimasto vedovo qualche tempo prima) incontrò Ruth di 30 anni più giovane di lui e la sposò. Da Ruth ebbe 6 figli il primo dei quali Jim suona la cornetta e dirige la attuale Original Dixieland Jazz Band. Con Jimmy ci siamo incontrati più volte in tempi recenti a Salaparuta, a Trapani e al Festival del jazz di Rimini
suonando assieme e facendomi raccontare molti episodi riguardanti suo padre.


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Tornando a Nick, il suo cruccio maggiore era quello di apparire solo di sfuggita nei libri di storia del Jazz e di non avere il posto che meritava.
Conobbe H. B. Brunn, un giornalista del quale divenne molto amico, che gli dedicò un libro ma anche questo non valse a far si che i critici lo ricordassero con più attenzione.
Per anni si scrisse con Luigi Martini, uno dei nostri giornalisti più colti che spesso pubblicò articoli su di lui sulle nostre riviste specializzate.
Di recente Renzo Arbore ed io lo abbiamo ricordato in un documentario dal titolo "Palermo - New Orleans... e fu subito jazz".
Sono trascorsi quasi 100 anni dall’incisione del primo disco di jazz e da allora il jazz si è trasformato notevolmente in varie scuole, correnti, stili… ma in tutto il mondo le infinite orchestre dixieland ancora oggi non mancano di inserire nel loro repertorio brani come “Tiger Rag”, “At the Jazz Band Ball”, “Fidgety Feet”, “Original Dixieland One Step”, “Clarinet Marmalade”, “Sensation Rag”… tutti scritti alla fine degli anni ’10 dal leggendario Nick La Rocca.

 

 

 




 

 



 

 

 






 

 

 

 

 

 

 









 

 

 

 

 

 

 








 

 

 

 

 









 

 

 

 

 






 

 


 
 
   
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