Lettera a Louis Armstrong
 
 
Louis Armstrong
 
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Lettera a Louis


di Corrado Barbieri

 



Un amico musicista, Duccio, ha scritto di te recentemente su un suo libro quanto sei stato importante. A mio avviso per l’intera storia della musica.
Sai, da quando ti conobbi, avevo 16 anni, non ci fu in pratica giorno in cui non ti ho ascoltato. Dai tuoi brani Hot Five/ Seven, agli apici della musica di ogni tempo, ai brani “leggeri” che cantavi con un sound impossibile da uguagliare. Uno per tutti "A kiss to build a dream on", e chi avrebbe mai più potuto cantare dopo quel tuo sound una strofa che parla di un bacio per costruirci un sogno…!?
Che poi leggeri che vuol dire? Avevi ragione tu, e come! non è importante distinguere i generi della musica. Può piacerne uno, o un altro, o tanti, o tutti, secondo il proprio sentire, ma la distinzione è tra buona e cattiva musica. Sai Pops, quando mia madre ti inviò quel ritratto, che dipinse perché lo sentiva, e soprattutto sentiva che io amavo la tua musica, e tu ricambiasti inviandoci le due foto con autografo, e quelle altre strane cosette, mi sentii al settimo cielo, e naturalmente le conservo, gelosamente, come credo che il ritratto sia ancora a Queens, nella tua casa. Quando fosti prossimo alla fine ci facesti il più bel dono, e forse non poteva che essere così, ci regalasti l’inno alla vita più bello mai ascoltato, quel "What a wonderful world" che doveva diventare un classico per ogni artista che sapesse fare “buona” musica, e che volesse toccare il cuore della gente. Ma forse, inno alla vita e' il tuo sound stesso!
Mi hai emozionato mille volte con i tuoi assolo e col tuo canto, e due volte, una con il tuo scritto e una con le tue parole: nella tua autobiografia, quando parlavi di tua madre (Mayann) che si procurava per mangiare le teste di pesce che trovava nei rifiuti, scartate, e che però ti cucinava da leccarti i baffi, scrivesti; e in una intervista, quando ti chiesero, visto che tu mai ti eri pronunciato in merito, se credevi in Dio, e tu rispondesti con una voce di colpo rattristata “come credi che la mia gente avrebbe potuto resistere?”.

 
   
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