URBIE GREEN: FASCINO DI UN TROMBONE

 
 
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QUELLE LUCI NOTTURNE DI MULLIGAN




Di Corrado Barbieri e Ettore Ulivelli




E' stato scritto dell'album " Gerry Mulligan Night Lights " del 1963 che non presenta spunti di particolare creatività, il che puo' essere vero, e giustamente e' stato anche scritto che e' molto piacevole all'ascolto, il che ritengo sia in ogni caso fondamentale e sufficiente per essere un obiettivo artistico da raggiungere. Tuttavia riascoltando e riflettendo sulle composizioni che contiene, ci si accorge che si tratta di una piccola (6 brani ), preziosa perla del cool, che possiede elementi di notevole interesse, da riscontrare e poi gustare con l'ascolto.
L'atmosfera, lo dice il titolo, e' molto soft, la qualità di registrazione eccellente e permette di poter seguire nei dettagli gli assoli del Sestetto che Gerry mise assieme dopo l' esperienza storica con Chet. Un sestetto in buona parte composto da giganti come Art Farmer, a tromba e flicorno, Bob Brookmeyer al trombone e Jim Hall alla chitarra .
" Night Lights ", primo brano, e' composta e suonata da Mulligan al piano e introduce all' atmosfera ovattata che pervade tutta l'opera. Gli assoli sono di Farmer e Brookmeyer. Bellissima, subito a seguire, la bossa classica " Manha de Carnaval " da Orfeo Negro, in cui si gusta tutta la limpidita' dello strumento di Farmer e la ricchezza della chitarra di Hall. " In the wee small hours of the morning " esalta ulteriormente l'atmosfera dell'album, con un Mulligan tenero e leggerissimo. Sorprende il " Preludio in Mi Minore di Chopin " eseguito, pieno di sapore, a ritmo di bossa nova, poi giunge il lungo brano " Festival Minor " di Mulligan. " Tell me when ", arrangiato da Mulligan, e' un' alternanza continua di assoli di tutti gli artisti. La sezione ritmica e' in tutti i brani composta da Bill Crow al basso e da Dave Baily alla batteria.
Nella riedizione in cd e' stato inserito un settimo, brevissimo brano, ancora " Night Lights ", ma del 1965, dove Mulligan e' al clarino ed e' accompagnato, oltre che da Pete Jolly al piano, da un' orchestra d'archi.
Una splendida atmosfera con piccole sorprese qui e la' : direi difficile, per un amante del Cool e West Coast, rinunciarvi. Nel retro della cover del vinile troviamo infine un testo di Willis Conover con spunti a mio avviso poetici :

Il popolo del jazz cerca la bellezza e offre amore. Ascoltare i brani che predilige. " My Funny Valentine ", per esempio, celata per anni e nutrita con affettazione, fu introdotta dal primo Gerry Mulligan Quartet e puo' essere considerata la madre delle sei performance che ascoltiamo in questo LP.
​“ Manha de Carnaval ”, “ Prelude in E minor ”, in vestito brasiliano,
“ In the Wee Small Hours ”, tratto dal lato solitario dello swinging Sinatra, " Tell Me When ”, dallo scrigno mielato di Ben Webster. E i due originali di Gerry: “ Festival Minor”, e “ Night Lights ”, un ritorno a casa. Ciascuno di questi brani proviene da un diverso seme ma sono tutti correlati. Qualsiasi cosa fossero stati, ora sono canzoni d'amore.
​I musicisti acquistano sapore dove vi sono luci abbassate e anche tavolini. Li' si trovano quando il gig (la serata in cui suonano – n.d.T.) e' terminato, per chiaccherare, bere e sorridere. Il rumore di piedi che strisciano danzando, sono il suono piu' forte della sala. Conoscete lo scenario.
​Ricordate una volta, quando la sala era talmente buia da far sembrare la strada fuori dalle finestre abbagliante per contrasto ? Le porte erano chiuse, l'aria era dolce e la sigaretta era condivisa. E magari si ascoltavano “ Snowfall” di Thornhill, “ Dusk “ di Ellington, “ Our Waltz” di David Rose oppure “Moonlight Serenade”.
​Le bands non sono le stesse. Le canzoni sono nuove. Ma nulla e' veramente cambiato.



 

 

 


 

 



 

 

 

 


 

 

 

 


 

 

 




 

 

 

 

 
 
   
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