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Simphony All: L'ultimo grande concerto di Louis

 

di Corrado Barbieri

 

Mi piace definirlo cosi, pur non essendo stato presente ai tanti altri concerti che Louis Armstrong fece dopo quel novembre 1947, ma la certezza e' che mai più Louis ebbe degli All Stars di livello cosi alto, autentici giganti del jazz che potevano gareggiare con la sua personalità e musicalità,e per di più in un autentico stato di grazia, pronti ad entusiasmare il pubblico di quel teatro di Boston e soprattutto tutti coloro che li avrebbero ascoltati attraverso i due vinili ,raccolti in cofanetto nella prima edizione.
Big T.Jack Teagarden al trombone, da' una prova del suo livello tecnico e artistico come mai in altre occasioni, e intesse sotto quasi tutti i brani dei contrappunti precisi, puntuali, sottolineature che e' un piacere sentire spuntare in secondo piano. Poi si esibisce nei suoi brani di canto tradizionali, con il suo strascicato accento texano che a tanti jazzomani non piace.
Ma sempre originale e romantico.
Impossibile non imprimersi nella mente questa ennesima versione di "Stars Fell on Alabama", con i suoi splendidi assoli, che sempre stupiscono in quanto mettono a nudo una tecnica ed uno swing assoluti. E se di questa straordinaria tecnica Big T fa uno sfoggio un po' eccessivo in "Lover", trasformato in una esibizione virtuosistica, compensa poi ampiamente in altri brani con la sua musicalità da grande del jazz, il più grande trombonista prima dell'avvento del bop.
Al clarino c'è Barney Bigard, compagno di New Orleans di Louis, che, pur avendo avuto i suoi momenti più importanti in formazioni più avanzate,come le Band di Ellington, dimostra ancora che le piccole formazioni, alla New Orleans, sono ancora per lui perfettamente congeniali.
Il duetto con Syd Catlett alla batteria in Tea for two, per quanto una concessione allo spettacolo, e pur sempre da ascoltare e riascoltare, per la perfezione di esecuzione, per la fluidità del suono e l'amalgama tra i due strumenti, clarino e batteria.
Big Syd Catlett, dicevamo, che sarebbe scomparso di lì a poco.
Un batterista che già precorreva i tempi con una tecnica di batteria avanzata, che già superava ampiamente Krupa, e che stupiva solo a concentrarsi sul come muoveva le mani, come se tra mani e polsi vi fossero cuscinetti a sfere che rendessero tutto semplice e naturale. Si ha qui il privilegio di ascoltare due brani dove in pratica è solista,"Steak Face" e "Boff Boff", più veloce.

In tutti i brani però i suoi accenti sono una costante, sempre ascoltabili, sempre opportuni a rimarcare il vari passaggi.
Mettete tra questi tre artisti Louis, un Louis prorompente forse anche più del solito, con una verve che ci ricorda i momenti più belli di Hot Five e Seven, con uscite in assolo che paiono trabordare, tirare una volata a tutti, con passaggi anche commoventi, da pathos."Mahogany All Stomp", con il suo classico, lunghissimo acuto, uno straordinario "Muskrat Ramble", e due blues da risentire più volte "Black and Blue" e "On the Sunny Side of the Street", classicissimo ma mai eseguito con tanta intensità emotiva.
Assolutamente in chiave Arvell Shaw al basso e Dick Cary al piano, mentre purtroppo, anche se presente in soli due brani,si ascolta la mediocre Velma Middleton.
Uno dei più grandi appuntamenti col jazz di tutti i tempi, un jazz che e' ormai un misto tra swing e jazz classico, dove i giganti gareggiano nel crearci forti emozioni, e questo importa di più a chi ascolta.

Ascoltando oggi il Jazz al Simphony All non si può non farsi prendere dalla nostalgia, di un tempo in cui era frequente che musicisti del calibro di quelli in questione si trovassero assieme per regalarci chicche di jazz immortali.

SATCHMO AT SYMPHONY ALL

- King porter stomp
- Black and blue
- Royal Garden blues
- Lover
- Stars fell on Alabama
- I cried for you
- Since I fell for you
- Tea for Two
- Body and soul
- Muskrat ramble
- Steak face
- On the sunny side of the street
- High society
- That's my desire
- "C" jam blues
- Baby wont'you please come home
- How high the moon
- Boff boff

 
   
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