L'ulivo e la notte
 
 
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L'Ulivo e la Notte


"Agosto 1959, l'Ulivo diciannovenne è un supertopolino da kg. 46, ma determinatissimo nel proposito di suonare la batteria. E' rientrato in Italia da poco dopo due anni di studio presso una scuola statale inglese, in un paesino nel Surrey (ospite di uno zio materno) a circa un'ora di bus dalla swinging London. L'Ulivo quindi di giorno studia e alla sera raggiunge lo zio al Bianchi's Italian Restaurant di cui è maitre d'hotel all'antica.
Lì si inabissa nel sotterraneo della cucina a fare lo sguattero perchè essendo studente straniero gli è proibito lavorare ufficialmente (ad esempio come cameriere).
La strada che percorre dal bus stop sfocia in Shaftsbury Avenue, larga ed elegante, dove si aprono una dozzina di vetrine di strumenti musicali tra i quali troneggiano stupende e scintillanti batterie Premier - Gretsch - Slingerland, come dire, sogni proibiti. L'Ulivo, povera gioia di italica e quindi modesta provenienza nulla sapeva, ancora, di questa straordinaria musica chiamata jazz, ma quelle batterie certo lo affascinavano e spesso si ritrovava con la faccia incollata a quelle vetrine. Questo rapimento "strumentale" lo spingeva a seguire con sempre maggior interesse un programma TV intitolato "Sunday night at the London Palladium" in cui suonava una straordinaria Big Band il cui batterista, come d'uso, troneggiava su tutti gli altri musicisti, laggiù in fondo al palcoscenico, maestoso su quella piattaforma solo per lui. E' fatta! L'Ulivo in preda a folgorazione, decide che la batteria sarà il suo strumento per suonare il jazz.
Dunque, rientrato in patria si guarda attorno e apprende che a Milano, in galleria Vittorio Emanuele, la cosidetta "fossa dei serpenti" di fronte alle Messaggerie Musicali, c'è il raduno ufficiale di musicisti che tra le altre cose cercano elementi per formare piccoli complessi con i quali suonare nelle balere e ognidove si guadagnassero quattrini. Va ricordato che illo tempore, anche musicisti jazzatissimo affermati non disdegnavano di suonare nelle balere perchè li' pagavano ben più dei pochi jazz clubs tipo "Taverna Messicana" e affini. L'Ulivo si accoda, ma benchè strafatto di jazz, ben presto realizza che la poca tecnica e pratica possedute erano insufficienti per suonare il jazz moderno, già molto impegnativo. E allora, via a suonare nelle sale da ballo dove, a mezzanotte, era tempo di walzer e tango. Fortunatamente ogni tanto riusciva a inserirsi in qualche gruppo di volonterosi con i quali si faceva del jazz qua e la'. Ma ecco che il destino gli fa incrociare un batterista e grande appassionato di jazz, molto bravo con il quale passa interi pomeriggi ad esercitarsi. Inizia anche a divertirsi sentendosi sempre più in sintonia con lo strumento.
Sempre agosto 1959. Strade deserte come tradizione. Un amico gli telefona, è agitato: Giorgio Gaslini, pianista di fama europea, sta cercando affannosamente un batterista in una Milano deserta... in agosto, la maggior parte dei musicisti parte per le città di villeggiatura a "fare la stagione", solitamente molto redditizia. Gaslini deve completare il suo quartetto per un ruolo nel film "La Notte" di Michelangelo Antonioni, di cui suonerà la colonna musicale.
L'amico non se la sente di reggere lo stress di un simile impegno e passa la palla all l'Ulivo che, con l'incoscienza dei vent'anni decide di "giocarla".
Rapida telefonata con Gaslini, che mi invita a casa sua per una audizione.
Suoniamo due brani, fortunatamente con le spazzole con le quali mi destreggiavo bene. Alla fine, Gaslini pronuncia un "...OK, penserà Alceo Guatelli (il bassista) a metterti a posto". Eraldo Volontè (tenor sax) annuisce e mi gratifica di un largo sorriso. Il quartetto si recherà ogni sera al Country Club di Barlassina per partecipare alle riprese del film; interpreti principali, Marcello Mastroianni, Jeanne Moreau e Monica Vitti - dici poco! L'appuntamento è per la settimana successiva quando i tre passeranno a prelevarmi in Piazza Cordusio, davanti alla sede della Banca Commerciale poichèio lavoravo alla Rinascente di Piazza Duomo. Arriva il gran giorno, alle 19.00 partiamo e in un'ora circa arriviamo al Club vestito da enorme ed opulenta villa con piscina d'ordinanza illuminata, attorno alla quale si affollano le numerose comparse per la giusta atmosfera. Intanto si fa notte e tra il brusio e le risate, Gaslini ci raduna attorno al pianoforte, raccomandandoci con sguardo severo di mantenere un comportamento consono al nostro ruolo; per rafforzare il messaggio aggiunge che, in prima istanza, Antonioni aveva proposto alla casa di produzione Il Modern Jazz Quartet (già all'apice di una fama che avrebbe consolidato per altri vent'anni), successivamente escluso per l'alto cachet richiesto.
L'atmosfera che si respirava sul set era improntata ad un certo intellettualismo (anche un po' spocchioso), una costante dei films di Antonioni. Qua e la' si potevano osservare diverse comparse che mostravano un grande interesse nella lettura di un libro molto noto in quel momento: "I disincantati" di Budd Schulberg, lo sceneggiatore di " Fronte del porto" diretto da Elia Kazan - Marlon Brando attore principale. Trascorriamo così altre 4 notti senza la chiamata in scena.
Poi, l'evento indimenticabile: sembra esserci una questione con gli addetti alle luci, le riprese si interrompono.
Gaslini scompare per una decina di minuti e riappare convocandoci in fretta al piano. Antonioni gli ha chiesto di allietare la troupe con un po' di jazz. Gaslini, mormora " Night in Tunisia" un brano di Gillespie non tra i più facili. Fortunatamente prima di iniziare, lo vedo armeggiare con alcuni tasti del piano che protestano per la micidiale umidità (la villa era immersa in un verde lussureggiante) e non davano segni di vita. L'Ulivo conosce a memoria il brano, ma ne approfitta per lanciare un SOS a Guatelli che, sorridendo quasi paternamente, gli accenna il tempo con il contrabbasso. Risolto il problema dei tasti, Gaslini parte con l'intro del brano. Segue Guatelli che mi trascina con quell' "obbligato"che tutti conosciamo. Ancora oggi non riesco a credere di essere riuscito a concludere degnamente il brano. A metà del II° vedo in lontananza avvicinarsi 3 figure: un uomo e due donne. Quando riesco a metterle a fuoco, mi scappa un "cazz.." soffocato. Sono Mastroianni, la Moreau e la Vitti che si collocano all'estremità del piano, appoggiandovisi con grande naturalezza. Tra l'altro, la Moreau, Mastroianni ed il quartetto appaiono nella foto sul retro dell'omonimo 45 giri.
La serata si conclude in piena notte e ce ne ritorniamo a Milano dopo aver amorevolmente ricoperto piano e batteria. Noto che dal piatto colano rigagnoli di umidità. Chissà come saranno ridotti i tasti del piano, penso. Trascorrono nell'inerzia più assoluta altre 5 notti.
Finalmente Antonioni gira la scena degli invitati, attorno alla piscina e noi, finalmente suoniamo il primo brano del disco: " Notturno Blues" forse il migliore dei quattro che fanno parte della colonna sonora; Gaslini l'aveva composta quasi interamente durante il tragitto Milano-Barlassina! Infine, dopo altre due serate inconcludenti, verso le 5.00 del mattino, con una nebbiolina tipica di quel mese, giriamo la nostra ultima scena con il brano, appropriamente intitolato "Blues all'alba" sulle cui note Mastroianni e la Moreau si avviano nel parco, siedono vicino ad un albero e la Moreau gli legge una bellissima lettera (per me il momento più struggente del film) che Mastroianni non riconosce averle scritto. Segue scena molto toccante che chiude il film - Fu esperienza straordinaria e indimenticabile l'aver respirato l'aria di un set cinematografico così importante ed aver suonato con un gruppo di grandi professionisti cui non avrei mai potuto accedere in normali circostanze.
l'Ulivo, detto anche
Ettore Ulivelli


 
 
   
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